Defibrillatore nei luoghi di lavoro e non

Importanza del defibrillatore

 

Presidio salvavita, il defibrillatore (DAE) è l’unico strumento in grado di salvare vite umane in corso di molti casi di arresto cardiaco. Quest’ultimo fenomeno è alla base della cosiddetta morte improvvisa, cioè la morte inattesa sopravvenuta senza sintomi o entro un’ora dalla comparsa di sintomi (dolore al petto, fame d’aria, perdita di forze…). Circa il 90% di casi di arresto cardiaco possono essere gestiti esclusivamente con l’uso del defibrillatore, in assenza del quale non si può far altro che praticare le manovre salvavita (massaggio cardiaco e insufflazioni), ritardando la morte cerebrale dell’infortunato, in attesa di un defibrillatore.

 

L’arresto cardiaco

L’arresto cardiaco  è la cessazione della funzione di pompa da parte del cuore, con conseguente ipoperfusione e morte cerebrale. La causa principale di arresto cardiaco è quello che comunemente viene definito infarto, più correttamente definito infarto miocardico acuto (IMA), ovvero la morte di cellule cardiache dovute all’occlusione di uno o più rami dei vasi arteriosi che vascolarizzano il cuore, le coronarie. L’IMA è tipico, ma non esclusivo, di soggetti di età superiore ai 45-50 anni, soprattutto uomini, fumatori, diabetici, ipertesi, con elevati livelli ematici di colesterolo. Altre cause meno frequenti di arresto cardiaco sono le cardiomiopatie (che causano la morte improvvisa negli sportivi), le miocarditi, il tamponamento cardiaco, le aritmie. In realtà esistono 4 tipi di arresto cardiaco: la fibrillazione ventricolare (70% dei casi), la tachicardia ventricolare senza polso, l’asistolia e l’attività elettrica senza polso (PEA). I primi due vengono anche definiti ritmi defibrillabili; gli ultimi due vengono definiti ritmi non defibrillabili. Il defibrillatore è utile esclusivamente nel caso dei ritmi defibrillabili (quindi in oltre il 70% dei casi).

 

I ritmi defibrillabili

 

Come suddetto, la fibrillazione ventricolare e la tachicardia ventricolare senza polso, sono i ritmi defibrillabili. Per capire questo concetto è necessario spiegare come avviene il funzionamento cardiaco. Il cuore è una sorta di pompa, il cui scopo è quello di dare energia al sangue, permettendogli di raggiungere e nutrire tutte le cellule del nostro organismo. Per la sua funzione, il cuore è perfettamente autonomo, ovvero la contrazione delle sue cellule è garantita da impulsi elettrici generati da una parte specializzata del cuore stesso: il pacemaker cardiaco. Questo è formato da cellule cardiache modificate e specializzate a produrre impulsi elettrici e, nei cuori sani, prende il nome di nodo seno atriale. Dal nodo seno atriale, l’impulso elettrico viaggia all’interno di un sistema di conduzione cardiaco, raggiungendo tutte le cellule muscolari cardiache (che nel complesso prendono il nome di miocardio), provocando la loro contrazione. Questa a sua volta dà energia al sangue. Pertanto, il cuore ha due attività: un’attività elettrica e un’attività meccanica, interconnesse tra di loro. Quando è presente attività elettrica anomala e manca un’attività meccanica efficace, si parla di ritmo defibrillabile. Solo i ritmi defibrillabili, beneficiano del defibrillatore che rappresenta, in questi casi, un presidio salvavita.

 

L’attività terapeutica del defibrillatore: la defibrillazione

 

Il defibrillatore svolge due funzioni: una diagnostica e una terapeutica. La prima permette di capire se un ritmo è defibrillabile o meno; infatti l’unico modo per studiare l’attività elettrica del cuore, è utilizzare un voltmetro, presente negli elettrocardiografi e nei defibrillatori. Quindi in tutti i casi di arresto cardiaco bisogna collegare l’infortunato al defibrillatore, anche se questo si rivelerà successivamente non terapeutico. La seconda funzione permette di risolvere, nei casi favorevoli, l’arresto cardiaco mediante la defibrillazione. Questa consiste nell’emanazione di una corrente elettrica che viaggia da un elettrodo ad un altro, entrambi collegati in punti ben precisi del petto dell’infortunato, attraversando buona parte del cuore. La defibrillazione, ha la funzione di resettare l’attività elettrica anomala cardiaca permettendo al cuore, se efficace, di tornare alla sua attività elettrica normale e di riprendere a battere. Tutto ciò non avviene nei ritmi non defibrillabili, dove solo il massaggio cardiaco può permettere di risolvere l’arresto cardiaco.

 

La normativa sull’uso del defibrillatore: parte 1

 

La legge n° 116 del 4 agosto 2021, aggiorna la normativa sull’uso dei defibrillatori in ambiente extraospedaliero. L’articolo 1 definisce quali sono i luoghi di lavoro e non interessati: pubblica amministrazione con più di 15 dipendenti e che abbia servizi aperti al pubblico;  stazioni ferroviarie, aeroporti, porti; mezzi di trasporto aereo, marittimo e ferroviario, purché compiano viaggi ininterrotti di almeno 2 ore. L’articolo 2 regolamenta l’installazione di defibrillatori nei luoghi pubblici, dando facoltà agli enti pubblici di definire normative che disciplinino l’installazione dei defibrillatori nel proprio territorio. Molto importante è l’articolo 3, il quale affianca ai defibrillatori semiautomatici, i defibrillatori automatici. Infatti, per utilizzare i defibrillatori semiautomatici, è necessario essere formati mediante il corso BLSD; chiunque, imvece, può utilizzare il defibrillatore automatico, anche se non formato, aumentando esponenzialmente la possibilità che il defibrillatore venga effettivamente utilizzato al momento del bisogno. Inoltre, chi usa il defibrillatore, non è punibile in caso di danni arrecati all’infortunato, perché in tali casi il rischio di danni è ampiamente superato dai potenziali benefici, cioè la sopravvivenza della vittima. L’articolo 4 disciplina l’uso dei defibrillatori nelle società sportive sia professionistiche che dilettantistiche, sia durante gli allenamenti che durante le gare.

 

La normativa sull’uso del defibrillatore: parte 2

 

L’articolo 5 riguarda la diffusione nelle scuole di primo e secondo grado della cultura del primo soccorso, mediante iniziative formative, anche mediante la collaborazione con le centrali operative del 118 territorialmente competenti. Le iniziative riguardano sia gli studenti che il personale scolastico. L’articolo 6 prevede che le aziende e gli enti devono comunicare tutti i dati riguardanti il defibrillatore alla centrale operativa del 118 territorialmente competente; evidentemente per permettere all’operatore del 118 di avere un quadro completo sulla presenza e locazione dei dispositivi, in caso di emergenza. Molto interessante è l’articolo 7 che rimanda, ad un prossimo accordo Stato-Regioni, la definizione delle modalità per l’istituzione di una funzione mobile per la rapida geolocalizzazione sia dei defibrillatori che dei soccorritori, permettendo di ampliare notevolmente la rete del soccorso. Infatti, bastano circa 10 minuti per la morte cerebrale in caso di arresto cardiaco; pertanto, solo un soccorritore presente sul posto può salvare una vittima di arresto cardiaco che si trovi a più di 10 minuti dalla portata dell’ambulanza più vicina. L’articolo 8 riguarda le campagne di sensibilizzazione sul primo soccorso degli istituti scolastici, nel personale docente e non. L’articolo 9, infine, tiene conto anche delle minoranze linguistiche nel percorso di diffusione dei defibrillatori negli ambienti exrtaospedalieri.

 

Conclusioni

 

La cultura del primo soccorso e dell’uso del defibrillatore, è un fenomeno molto diffuso da tempo in altre parti d’Europa; già in giovane età, i bambini vengono “iniziati” alle attività di primo soccorso, aumentando notevolmente le probabilità di salvare vite umane. Infatti, per definizione, le emergenze non danno molto tempo per essere gestite, pena la morte della vittima o danni irreversibili alla stessa. L’arresto cardiaco è una di quelle emergenze che dà pochi minuti per il soccorso dell’infortunato. Considerando anche la strutturazione territoriale nel nostro Paese, fatto anche di molti paesini delocalizzati e non dotati di presidi emergenziali, sarebbe alquanto improbabile salvare una vittima di arresto cardiaco in tali condizioni. Solo estendendo il più possibile la rete di soccorritori e defibrillatori nel nostro territorio, sarà possibile aumentare le loro probabilità di sopravvivenza.

 

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Fonte: https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-08-13&atto.codiceRedazionale=21G00126

Gioele D Amore

Medico-Chirurgo specialista in medicina del lavoro.
Iscritto all’elenco nazionale dei Medici Competenti.

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