Epatite C: entro il 2030 non esisterà più

Il progetto dell’OMS: eradicare il Virus dell’Epatite C dal pianeta

 

Come già trattato in un precedente articolo (Vaccino: la principale arma contro le malattie infettive – My Care Pescara), nel 1980 è avvenuta l’eradicazione dal pianeta Terra del Virus del Vaiolo, l’unico caso nella storia dell’umanità. Ora abbiamo un’altra possibilità: eliminare il Virus dell’Epatite C dal nostro pianeta, progetto ambizioso posto in essere dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Questo è reso possibile dalla messa a punto di un’importante famiglia di antivirali, tra cui simeprevir e sofosbuvir; tali antivirali, a differenza dei loro predecessori, inibiscono direttamente la replicazione del virus, alla base della malattia, permettendo la completa guarigione del paziente. L’approvazione di questi principi attivi da parte della Food and Drug Administration (FDA), per il trattamento di pazienti affetti da Epatite C cronica, ha rappresentato un momento cruciale nella storia della medicina. Infatti, è grazie a questa nuova classe di antivirali che sarà possibile debellare una delle più importanti e diffuse malattie infettive dell’uomo.

 

Epatite C: prevalenza e trasmissione

 

Attualmente, in Italia vi sono ancora 250-300 mila soggetti affetti da Epatite C cronica, quasi tutti asintomatici e pertanto non consapevoli di avere la malattia. L’Epatite C è una patologia a trasmissione ematogena, ovvero dal sangue di un soggetto malato al sangue di un soggetto sano. In passato, una delle  pratiche più rischiose era la trasfusione di sangue (a causa dei controlli minori rispetto ad oggi), seguita dall’uso di siringhe in vetro poliuso. Attualmente, l’Epatite C si trasmette soprattutto tra tossicodipendenti (che si scambiano le siringhe), tra detenuti nelle comunità carcerarie, tra familiari (mediante l’uso di oggetti comuni come i rasoi o forbicine). Una seconda modalità di trasmissione del virus è la via sessuale, più frequente tra omosessuali maschi,: infatti il virus può facilmente attraversare le mucose dei genitali, facilitato dallo sfregamento, che provoca delle microlesioni. Una terza modalità di trasmissione è la via materno-fetale, da madre infetta a feto.

 

Epatite C: non solo una malattia infettiva

 

Il Virus dell’Epatite C ha come organo bersaglio il fegato, dove può vivere in forma subclinica per tutta la vita dell’individuo, o dove può provocare un danno epatico progressivo. Dopo il contagio, passata una fase prodromica senza sintomi, il virus causa una sindrome simil- influenzale, con febbre, malessere, stanchezza, dolori muscolari e articolari, nausea, vomito e dolori addominali (fase anitterica); successivamente compare un simtomo caratteristico: l’ittero, cioè una colorazione giallastra di cute e sclere. Tali sintomi, che sono alla base dell’Epatite C acuta, spesso sono sfumati e possono passare per una banale malattia da raffreddamento o una influenza. Circa il 30-50% di soggetti affetti da Epatite C acuta, va incontro a guarigione completa da 2 a 12 settimane dopo la comparsa dei sintomi. La restante parte, invece, va incontro a cronicizzazione (Epatite C cronica): il virus non viene debellato dall’organismo, ma rimane in forma inattiva per diverso tempo, andando incontro a riattivazioni successive. In molti individui, il virus non determina sintomi. Le continue riattivazioni del virus, provocano un danno epatico progressivo con sviluppo di fibrosi, alla base della cirrosi epatica: ciò accade nel 10-20% di soggetti con Epatite C cronica. Il soggetto cirrotico è affetto da sintomi quali prurito cutaneo, perdita di peso, gonfiore e accumulo di liquido a livello delle gambe e dell’addome (ascite), facili sanguinamenti e lividi sulla pelle, macchie cutanee rossastre a forma di ragno, vomito, ittero, confusione mentale, sonnolenza, difficoltà della parola. Spesso la morte avviene per emorragia acuta. Inoltre, nell’1-3% dei casi di cirrosi, si sviluppa un tumore maligno del fegato: l’epatocarcinoma.

 

La terapia

 

Fino a pochi anni fa, la terapia, a base di antivirali e Interferone, serviva esclusivamente a rallentare la progressione della malattia, rallentando la replicazione virale da un lato e stimolando la risposta immunitaria dall’altro. Tuttavia, non si guariva dall’Epatite C cronica. La rivoluzione recente è stata la messa a punto di antivirali aventi la capacità di quasi annullare la replicazione virale, permettendo in circa il 99% di casi la guarigione dell’individuo. La terapia può essere effettuata a qualsiasi stadio della malattia. Gli unici casi in cui non è indicata riguarda pazienti con un’aspettativa di vita molto ridotta, per cause extraepatiche. Ovviamente, più precoce sarà la terapia e minori saranno i danni epatici e la progressione verso cirrosi ed epatocarcinoma.

 

Progetto pilota del Ministero della Salute

 

Il Decreto del 14 maggio 2021, propone di effettuare, nel biennio 2020-2021,  uno screening gratuito a tre tipologie di persone: nati dal 1969 al 1989, pazienti seguiti dai SER-D, detenuti in carcere; tali coorti sono più a rischio di trasmissione di Epatite C. Il progetto prevede l’effettuazione di un prelievo di sangue per la ricerca di anticorpi contro il virus (HCV-Ab). Coloro che dovessero risultare positivi agli anticorpi, verranno sottoposti ad un secondo esame (sulla stessa provetta), per la ricerca dell’RNA del virus (HCV-RNA) o degli antigeni del virus (HCV-Ag). A tali soggetti verrà effettuata la terapia antivirale, il più presto possibile. Inoltre, dopo la guarigione, verranno seguiti nel tempo per monitorare la funzionalità epatica e per diagnosticare precocemente eventuali casi di cirrosi ed epatocarcinoma. Infatti, pur riducendosi notevolmente, il rischio di sviluppo delle due malattie non sarà mai nullo, perche il virus ha già determinato precedentemente un certo danno.

 

Se sei a rischio di Epatite C, richiedi un semplice esame del sangue

 

Il progetto pilota del Ministero della Salute, da solo non basta a individuare tutti i soggetti con Epatite C cronica. Molto importante è a tal proposito l’informazione della popolazione generale. Se appartieni ad almeno una delle seguenti categorie, richiedi al tuo medico di famiglia o ad un laboratorio analisi, la ricerca nel sangue degli anticorpi contro l’HCV (HCV-Ab):

  • Sottoposti a trasfusione di sangue o emoderivati
  • Storia pregressa o attiva di uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa
  • Sottoposti a interventi di chirurgia maggiore
  • Iniezioni con siringhe di vetro non monouso
  • Sottoposti a tatuaggi e/o piercing
  • Insufficienza renale cronica in terapia dialitica
  • Infezione da HIV
  • Detenuti in carcere o in strutture socio-sanitarie
  • Conviventi o soggetti che possano aver avuto contatti a rischio con persone infette
  • Comportamenti sessuali a rischio e in particolare omosessuali maschi (MSM)
  • Condivisione di rasoi, spazzolini da denti, forbicine con soggetti HCV infetti
  • Nati da madri HCV positive
  • Alterazione delle transaminasi da causa non nota

Questo potrebbe salvare la vita a te e ai tuoi cari, oltre a permettere di eliminare un importante virus dal nostro pianeta entro il 2030.

 

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Fonti: Gazzetta Ufficiale

10.pdf (simg.it)

Gioele D Amore

Medico-Chirurgo specialista in medicina del lavoro.
Iscritto all’elenco nazionale dei Medici Competenti.

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