Pillole di primo soccorso: i traumi semplici

PRIMO SOCCORSO DEI TRAUMI SEMPLICI: INTRODUZIONE

 

Dopo aver trattato della sezione generale del primo soccorso nei precedenti articoli (Pillole di primo soccorso: gestire un’emergenza – My Care Pescara), iniziamo ad entrare nel merito del primo soccorso di una parte degli infortuni tra i più comuni e che più probabilmente ci troveremo di fronte nella vita di tutti i giorni, cioè i traumi semplici: contusioni, distorsioni, lussazioni e fratture. Ciò che accomuna questi infortuni è la causa meccanica, cioè un trauma da agente fisico esterno. Quando l’energia dell’agente fisico esterno supera la resistenza meccanica dei tessuti dell’organismo, ecco che avviene il trauma. Alcuni esempi di trauma sono la caduta, l’urto, lo schiacciamento, l’inciampo, l’investimento. In questo articolo non tratteremo degli infortuni interessanti il capo, la colonna vertebrale e il torace, che meritano degli articoli a sé stanti. Come in ogni emergenza, è fondamentale la fase preliminare riguardante l’allerta dei mezzi di emergenza e la valutazione della sicurezza dell’ambiente. Invito, a tal proposito, a leggere l’articolo al link Pillole di primo soccorso: gestire un’emergenza – My Care Pescara.

 

PRIMO SOCCORSO DEI TRAUMI SEMPLICI: REAZIONE DELL’ORGANISMO

 

Altro fenomeno che accomuna i traumi semplici è la reazione dell’organismo: l’infiammazione. Questa è caratterizzata da cinque sintomi/segni, che almeno una volta tutti abbiamo sperimentato subendo un trauma: gonfiore, arrossamento, calore, dolore, limitazione funzionale. Pensiamo alla comune distorsione della caviglia o al comune urto di una parte del corpo contro uno spigolo: quasi sempre la parte del corpo interessata tende a gonfiarsi, la pelle diventa più o meno arrossata e calda, compare il dolore (il sintomo che va trattato preliminarmente) e non riusciamo ad utilizzare al meglio quella parte del corpo (limitazione funzionale). I sintomi/segni dell’infiammazione, sono dovuti al richiamo di sangue nella zona interessata. Di fronte a qualsiasi danno (fisico, chimico, biologico) dell’organismo, infatti, si ha un richiamo di sangue nella sede corporea colpita, allo scopo di combattere l’agente patogeno (pensiamo alle infezioni) e di riparare i tessuti danneggiati. Di fatti, il sangue è il veicolo di trasporto delle cellule del sistema immunitario, di ossigeno, di nutrienti. Al contempo, è il veicolo tramite il quale le sostanze di scarto, quali anidride carbonica e tossine, vengono trasportate per la loro eliminazione. Il problema fondamentale, è il “fuoco amico”. L’infiammazione, se eccessiva (come spesso avviene), tende essa stessa a danneggiare i tessuti, pertanto va limitata mediante i trattamenti che vedremo di seguito.

 

CONTUSIONI

 

La contusione è quella che chiamiamo comunemente botta, urto, colpo: tutte le parti del corpo possono essere interessate, compresi gli organi interni, ma in questo articolo tratteremo esclusivamente le contusioni esterne a cute integra (in un successivo articolo tratteremo i traumi interni e le ferite). Nella contusione, un’energia esterna supera la resistenza elastica di un tessuto, danneggiandolo. In genere, la contusione tende a guarire in pochi giorni, senza conseguenze.

 

DISTORSIONI E LUSSAZIONI

 

Distorsioni e  lussazioni sono accomunati dall’interessamento delle articolazioni, le sedi corporee dove due o più ossa si congiungono (caviglia, gomito, ginocchio, anche…). Ogni articolazione è dotata di una sua mobilità, che tende a cambiare anche in relazione al sesso, all’età, al momento della giornata e al grado di allenamento e di salute dell’individuo. In estrema sintesi, ogni articolazione è composta dall’estremità delle ossa ricoperta da cartilagine e da legamenti che sono come dei tiranti tesi tra le ossa interessate. Ogni articolazione è uno spazio chiuso ed è lubrificata da un liquido definito sinoviale. A rinforzare le articolazioni partecipano i tendini, che sono le estremità dei muscoli, che vanno ad inserirsi nelle ossa. Alcune articolazioni, hanno elementi supplementari, come il menisco, la rotula, la borsa. Quando un’energia esterna (che può essere lo stesso peso corporeo dell’individuo) supera il grado di elasticità massimo dell’articolazione, avviene il trauma. Nel caso della distorsione, i capi ossei tornano nella loro posizione originaria; nel caso della lussazione, invece, è necessario riportare manualmente (possibilmente da parte di personale sanitario) e in tempi non troppo lunghi, i capi ossei nella loro posizione originaria. Si avrà ovviamente l’infiammazione con il suo corteo sintomatologico, con possibile lesione degli elementi costitutivi dell’articolazione (legamenti, tendini, cartilagine, menischi…). Di solito, i sintomi della lussazione, sono superiori a quelli della distorsione. Entrambe, dopo il primo episodio possono recidivare più facilmente, a causa dell’indebolimento permanente dell’articolazione. La prognosi di distorsioni e lussazioni, prevede anche 20-30 giorni di immobilizzazione mediante gesso o tutore e può necessitare di intervento chirurgico in tempi successivi, in caso di eccessivo indebolimento dell’articolazione.

 

FRATTURE

 

La frattura è la perdita dell’integrità di un osso. Tra le sue funzioni, l’osso ha quella di garantire la solidità strutturale all’organismo, consentendogli tra l’altro di assumere le varie posture e il movimento, grazie all’ancoraggio su di esso dei vari muscoli, per mezzo dei tendini. E’ chiaro che, perdendo la sua integrità nella frattura, l’osso perde parzialmente o totalmente questa sua funzione. Anche in questo caso, il trauma si ha quando l’energia proveniente dall’esterno supera la forze elastiche di resistenza della struttura ossea. Poiché la gestione delle fratture cambia sensibilmente a seconda del tipo di frattura, risulta utile classificare le fratture in incomplete e complete a seconda che, rispettivamente, la rima di frattura risulta incompleta o completa. Le fratture complete si suddividono in composte e scomposte, rispettivamente se i capi ossei che si vengono a formare, mantengono la loro posizione originaria o se la perdono. Le fratture scomposte, sono chiuse o esposte se, rispettivamente, la cute rimane integra o se viene perforata da un moncone osseo. La gravità delle fratture cresce nello stesso ordine di elencazione. Nelle fratture scomposte, infatti, oltre ad essere necessario intervenire chirurgicamente per riportare i capi ossei nella sede originaria e per mantenerli uniti (per favorire il rinsaldamento della struttura ossea), si avrà un danneggiamento più o meno esteso dei tessuti circostanti da parte dei monconi ossei più o meno taglienti o pungenti. Possono essere anche complicate da danneggiamento di vasi sanguigni, con emorragie interne, e/o delle strutture nervose, con perdita di funzioni motorie o sensitive. Se la frattura è esposta, oltre alle complicanze poc’anzi elencate, si possono aver complicanze infettive, dovute all’esposizione del capo osseo all’ambiente esterno. La prognosi delle fratture è molto variabile, dipendendo dal tipo di frattura e dalla presenza di complicanze.

 

RICONOSCIMENTO DEI TRAUMI SEMPLICI

 

Dopo un infortunio può non essere agevole, da parte di personale non sanitario,  capire se l’infortunato è andato incontro ad una semplice contusione, oppure se la situazione è più seria, trattandosi di una distorsione, oppure di una lussazione o addirittura di una frattura. Il tutto dipende ovviamente da una molteciplità di fattori, tra cui l’energia in gioco e le modalità dell’infortunio. E’ chiaro che, di fronte ad un semplice urto della spalla contro l’angolo di un muro, ci troveremo di fronte ad una banale contusione. Ma se ad esempio prendiamo la classica “storta” alla caviglia mentre giochiamo a calcio o in montagna mentre effettuiamo una escursione, non è semplice capire se ci troviamo di fronte ad una distorsione invece che ad una frattura di un malleolo. In realtà, per il primo soccorso, non è fondamentale effettuare tale riconoscimento, in quanto il tipo di trattamento da effettuare non cambia (come vedremo nel prossimo paragrafo). Ci sono alcuni segni che ci portano quasi sicuramente a riconoscere il tipo di trauma semplice. Nella lussazione della spalla, ad esempio, un segno distintivo è la presenza del segno della spallina. Compare, cioè, sull’infortunato, una sporgenza ossea sotto la cute, che ricorda la spallina degli abiti. Questo segno è dovuto al fatto che l’osso del braccio definito omero, va a spostarsi sotto la scapola, la quale forma tale spallina. Un altro esempio è dato dalla frattura scomposta, dove compare una deformità della sede corporea interessata, che ci porta quasi inequivocabilmente a riconoscere tale frattura. Infine, nella frattura esposta, possiamo direttamente vedere il moncone osseo che fuoriesce attraverso la cute, quindi il riconoscimento è presto fatto.

 

PRIMO SOCCORSO DI CONTUSIONI, DISTORSIONI, LUSSAZIONI E FRATTURE COMPOSTE

 

L’elemento fondamentale della gestione  di queste quattro tipologie di trauma semplice è l’immobilizzazione. L’individuo deve evitare di muovere la parte del corpo interessata, anche mediante l’ausilio di mezzi esterni. In ambito di emergenza, possiamo benissimo immobilizzare la parte interessata con le nostre mani o con delle bende o un foulard, in attesa dei soccorsi. Se, invece, siamo costretti a spostare l’infortunato perché ci troviamo in una zona impervia dove i soccorsi non riescono ad arrivare , possiamo utilizzare delle stecche di fortuna. Queste sono costituite da un qualsiasi materiale solido trovato in loco, come pezzi di legno, che verranno ancorati mediante delle bende o un foulard. Bisogna ricordare che ogni pezzo di legno deve essere posizionato per metà della sua lunghezza da una parte e per metà dall’altra della zona parte del corpo interessata dall’infortunio, almeno quando questo è possibile. Bisogna, inoltre, evitare il contatto diretto tra la cute e il materiale solido, per evitare delle ferite da decubito o da sfregamento. Nel caso della spalla, l’immobilizzazione può avvenire mediante la cosiddetta fasciatura ad armacollo. Questa consiste nell’applicare una benda o un foulard attorno al collo, per mantenere l’arto superiore ferito con gomito piegato a poco meno di 90°, in maniera tale da “scaricare” la spalla infortunata. L’immobilizzazione ha lo scopo di limitare il danno dei tessuti e di ridurre l’afflusso di sangue nella sede interessata. Lo stesso scopo ha il secondo elemento cardine della gestione dei traumi semplici: l’applicazione di ghiaccio. Il freddo, infatti, ha un’azione vasocostrittrice, cioè riduce l’afflusso di sangue nella sede ferita e di conseguenza l’infiammazione e il dolore. Questo, tuttavia, va applicato non direttamente sulla cute, in quanto potrebbe provocare delle lesioni da congelamento. Inoltre, il ghiaccio va applicato per 15-20 minuti, intervallati da 4-5 ore senza ghiaccio, per evitare di danneggiare i tessuti.

 

PRIMO SOCCORSO DELLE FRATTURE SCOMPOSTE

 

Per quanto concerne le fratture scomposte, bisogna evitare di ridurre la frattura, cioè bisogna evitare di riportare i frammenti ossei nella loro posizione originaria; questo, infatti, rischierebbe di lesionare i tessuti circostanti, i vasi e i nervi. Risulta, pertanto, fondamentale lasciare l’infortunato dove si trova ed evitare immobilizzazioni tramite stecche o fasce. Eventualmente tenere ferma la zona interessata mediante le mani, evitando sempre di ridurre la frattura. Stesso discorso vale per le lussazioni; lasciare che sia il personale sanitario a riportare in sede i capi ossei, sempre per evitare delle lesioni. Per quanto riguarda le fratture esposte, infine, in aggiunta è necessario coprire il moncone osseo fuoriuscente, mediante materiale sterile o (se non disponibile) quantomeno pulito, per evitare la contaminazione esterna da parte di patogeni. Se presente un’emorragia, evitare di bloccare l’emorragia mediante compressione diretta e preferire la compressione indiretta (successivamente pubblicherà un articolo sulle emorragie).

 

PRIMO SOCCORSO DEI TRAUMI SEMPLICI: CONCLUSIONI

 

Le semplici contusioni, ovviamente non richiedono la chiamata dei mezzi di emergenza o l’accesso in Pronto Soccorso (PS). Basta infatti immobilizzare la zona con una benda e applicare del ghiaccio e la contusione guarirà completamente in pochi giorni. Lo stesso discorso vale, almeno in parte, per le distorsioni. Se l’energia in gioco è limitata, la zona appare poco gonfia e il dolore è limitato, conviene attuare una vigile attesa, cioè trattare la distorsione come poc’anzi visto per le contusioni e attendere qualche ora. Qualora la lesione tenda a migliorare, è sufficiente tenere la zona a riposo per qualche giorno, meglio ancora chiedendo una visita medica dal Medico di Medicina Generale (Medico di Famiglia) o dal Medico di Continuità Assistenziale (Guardia Medica).  Se, viceversa, i sintomi/segni non tendono a migliorare o addirittura peggiorano o comunque in caso di dubbio, occorre recarsi in PS. Nel caso di lussazioni e fratture, occorre sempre l’accesso in PS, anche chiamando i mezzi di emergenza.

 

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Fonte: IRC – IRC (ircouncil.it)

Gioele D Amore

Medico-Chirurgo specialista in medicina del lavoro.
Iscritto all’elenco nazionale dei Medici Competenti.

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